UNA PANCHINA ROSSA IN RICORDO DI NOEMI DURINI

Sulla piazzetta antistante la scuola Primaria di via Messina, alla presenza del Sindaco e assessori, sabato 18 gennaio 2020 è stata inaugurata la panchina rossa dedicata a Noemi Durini, la giovane salentina uccisa dal fidanzato nel settembre del 2017.
L’iniziativa è stata promossa dall’Associazione Club Filograna, in collaborazione con la locale Associazione teatrale “La tigre”, patrocinata dalla Città di Casarano, ed ha visto la partecipazione di tutto il Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze, le classi terze, quarte e quinte della Scuola Primaria e le classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado del Comprensivo Polo 2.
All’iniziativa ha partecipato la madre di Noemi la cui testimonianza è stata significativa e toccante per i ragazzi presenti.
Gli alunni più piccoli hanno, poi, recitato brevi poesie e intonato la canzone di Ermal Meta e F. Moro “Non mi avete fatto niente”, cara alla sfortunata ragazza, mentre i più grandi hanno letto le brevi riflessioni che seguono:

Qualche giorno fa questa panchina era come tutte le altre: un semplice oggetto su cui sedersi.

Oggi porta con sé un nuovo significato: è il simbolo che condanna la violenza sulle donne.

Noi ragazzi delle scuole medie, insieme ai bambini delle scuole elementari potremo vederla tutti i giorni e se qualcuno ci chiederà il motivo del suo colore vivace, avremo l’occasione di dare una risposta.

Sono una ragazza e nutro grandi speranze per il mio futuro e sono sicura che tutte le mie coetanee hanno il mio stesso pensiero.

Voglio pensare di poter crescere senza aver paura di incontrare qualcuno che mi faccia del male.

Ogni forma di violenza dovrebbe essere solo un lontano ricordo, mentre il rispetto dell’altro dovrebbe essere un elemento di unione.

                                                                                                           Carlotta Parrotto 3C

 

La violenza sulle donne è ormai diventata un argomento di cronaca ricorrente. Sempre più donne vengono uccise da uomini che dicevano di amarle. Ma come si fa a dire di amare una persona e poi commettere tali orrori? “La violenza non è amore”: se una persona ama, non fa del male. La violenza lascia danni fisici e psicologici, ferite interne che rimangono per sempre. Anche l’indifferenza fa male. L’indifferenza di fronte alla violenza è la più brutta forma di crudeltà. Lascia un vuoto che non può essere dimenticato.

Se fossi io? Cosa farei? Come mi difenderei? Sarei sola?

A novembre 2017 è iniziato il progetto delle panchine rosse, che sempre più spesso vediamo nelle piazze.

La panchina rossa, colore del sangue, è simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla crudeltà dell’uomo; è simbolo contro la violenza; invita chi ci passa accanto a fermarsi, a riflettere, ricordare.

Questo messaggio è arrivato anche qui a Casarano, un piccolo paesino del tacco d’Italia, nella speranza che anche nei luoghi più sperduti del mondo non si ripetano più questi orrori.

Questa panchina, posta qui, ha lo scopo di illuminare le nostre coscienze e non permetterci di dimenticare.

                                                                                                        Silvia Arnesano 3B

 

Vorrei tanto non parlare di questo argomento, perché mi piacerebbe non dover ricordare ancora una volta al mondo questa crudeltà gratuita e spietata che purtroppo è ancora presente in ogni parte del mondo.

Nonostante il progresso e l’evoluzione della società la donna continua ad essere vittima, paradossalmente, delle persone che loro “amano” o che continuano a difendere.

Personalmente non mi capacito di come questo fenomeno possa addirittura esistere. Cos’è che spinge un uomo a violentare, picchiare? Ad uccidere una donna solo perché tale?

Tante domande a cui si può rispondere solo denunciando, parlando affinché nessuna donna sia più sola.

                                      Giorgia Rizzo 3A

 

ESSERE DONNA non vuol dire restare a casa e badare alla casa o alla famiglia, anche perché una casa a volte non l’abbiamo neanche;

ESSERE DONNA non vuol dire essere derisa, discriminata, insultata per motivi futili o inesistenti;

ESSERE DONNA non vuol dire uscire di casa con la paura di essere picchiata, violentata o addirittura uccisa;

ESSERE DONNA vuol dire farsi rispettare e dimostrare   di non essere inferiore;

ESSERE DONNA vuol dire imparare ad affrontare tutti gli ostacoli che la vita pone, cosa ancora più difficile se si è da sole;

ESSERE DONNA vuol dire non dimenticare di fare “la moglie” mentre si fa “la madre” e non dimenticare di fare anche “la figlia” e “la nipote”, “la sorella” e “l’amica” e anche “la bravissima lavoratrice”;

ESSERE DONNA vuol dire anche star male perché non si riesce ad accontentare tutti;

Ma ESSERE DONNA vuol dire anche imparare a chiedere aiuto, perché tutti i grandi supereroi hanno un’aiutante

                                                                                        Ene Maria 3D

 

Una volta lessi una frase che diceva: “Solo le anime più forti diventano donne”.

Spesso ci fermiamo a vedere il piccolo che ci circonda, illudendoci che la parità dei sessi è già un presente che viviamo, e non ci accorgiamo che la società globale è ben lontana da questo concetto.

Sin dal passato alla figura femminile sono state attribuite delle etichette tra cui “l’inferiorità rispetto all’uomo” e ciò ha reso e rende, tutt’ora, la vita delle donne una continua battaglia per l’affermazione del proprio essere nella società e nella vita quotidiana e domestica.

Care donne, non siamo inferiori a nessuno.

Non lasciamoci calpestare, sottomettere, non facciamoci tarpare le ali e la bocca; perché se qualcosa non ci va bene, anche la più piccola che possa destare sospetti, abbiamo il diritto e il dovere di denunciare.

L’amore non ha limiti né lividi.

Nessuno ha detto che sarà facile: ci è sempre stato chiesto di essere forti. E quando non riusciremo a contare su noi stesse, affidiamoci alle persone che vi vogliono veramente bene. Dobbiamo essere solidali con noi stesse e sostenerci a vicenda.

Questo messaggio è rivolto non solo alle donne qui presenti, ma anche a tutti i bambini, i ragazzi e agli uomini, perché i femminicidi e la violenza sulle donne si combatte educando tutti al rispetto reciproco.

                                    Silvia Giorgino 3E

 

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